Lavoro, salute, cultura e benessere rendono viva una città e passano tutti attraverso l’Educazione.
Da sempre, il Teatro è lo strumento per l’educazione dell’essere umano prima, e del cittadino poi. Strumento antichissimo ma anche sempre “contemporaneo”, sempre capace di evolversi con l’Uomo.
Per questo il progetto che coltiviamo è quello di creare al Nuovo Teatro Faraggiana anche un Centro di Educazione, una Scuola di Umanità “del Terzo Millennio”.
Un centro culturale all’avanguardia e innovativo per la città, di educazione all’Umanità e alla Mondialità dove ogni cittadino possa sperimentare come integrare la complessità delle scelte che i nostri tempi “moderni” ci impongono, anche quando siamo spinti sempre più a semplificare, a ridurre tutto a formula, slogan, frase ad effetto.
Il Teatro e tutte le Arti e le Discipline (musica, danza, cinema ma anche architettura, urbanistica, medicina, filosofia ecc) concorreranno per educare alla socialità, al superamento del conflitto, al saper vedere e ascoltare. E, naturalmente, al divertimento.
Rivolto a tutti: studenti, giovani, trentenni e quarantenni, (che sono oggi i più abbandonati culturalmente, difficili da intercettare sia come operatori di cultura che cittadini) e poi educatori, formatori, insegnanti, dirigenti, e poi terza, quarta, quinta età, insomma, aperto ai “cittadini”.
Il Nuovo Teatro Faraggiana è lo spazio ideale per questo. Piccolo e grande “il giusto” per una città come la nostra. Con una storia che ce lo consegna anche per questo scopo. Un gioiello da far “vivere”.
La partecipazione dal basso del comitato “Il-Faraggiana-è-anche-mio”, che ha visto mettere insieme operatori culturali dalle più diverse competenze in città (artisti, teatranti, musicisti, architetti, gente di cinema, insegnanti, ricercatori), dice come agiremo all’interno di questo spazio: proponendo e cercando risorse per realizzare un luogo dinamico, ciascuno mettendo in campo le proprie forze, integrandole con quelle degli altri.
Abbiamo fatto qualcosa di unico in Italia; da un movimento di protesta contro una destinazione che non ci sembrava adeguata, alla costruzione di un progetto di “partecipazione”.
Perché questo riesca fino in fondo però ci vuole molto impegno: da parte nostra sicuramente, ma è anche dalla risposta attiva della città che dipenderà il futuro di questo progetto.
Ci vogliono finanziamenti pubblici e investimenti, la lungimiranza di privati, l’intuizione e la concretezza di imprenditori, e la pazienza di saper attendere la crescita.
Ciascuno dovrà pensarsi in rete con gli altri, con tutte le realtà cittadine (le associazioni culturali, artistiche, le scuole, le Università, i centri di ricerca scientifica, i centri di spiritualità) e poi soprattutto cercare di mobilitare le forze produttive, l’imprenditoria del nostro territorio.
Il nostro progetto è che il palcoscenico e lo spazio del Faraggiana diventino un modello italiano di integrazione tra esperienza passata e contemporaneità, modello di una nuova modalità di gestione del bene comune.
È davvero una sfida per tutti il provarci.
I “poeti”, “gli artisti”, possono aiutare la politica a farsi educare e “rigenerare le parole” e dunque il mondo, per coltivare la speranza, forse di più, la fiducia, di aver contribuito a costruire non certo il migliore dei mondi, ma un mondo migliore o, per quello che riguarda il Nuovo Teatro Faraggiana, aver costruito un “mondo migliore” qui, a Novara.