Di e con Lucilla Giagnoni
Collaborazione ai testi Maria Rosa Panté
Ambiente sonoro e musiche Paolo Pizzimenti
Luci e immagini Massimo Violato
Assistente alla messa in scena Maria Laura Vanini
Spettacolo realizzato dal Comune di Sirmione
In collaborazione con Centro Teatrale Bresciano e Teatro Faraggiana di Novara
In occasione del centenario dalla nascita, Lucilla Giagnoni dedica uno spettacolo alla divina Maria Callas. Prendendo ispirazione dalla cavatina di Bellini Casta Diva dalla Norma – invocazione e preghiera alla luna, resa celebre dall’interpretazione dell’artista greca – Giagnoni mette in relazione il mito di Callas con quello di Medea.
«All’opera si apre il sipario. La luna piena illumina il tempio. Il fuoco di un sacrificio. Una donna vestita di bianco canta.
Al cinema, gli occhi ardenti di Medea-Maria riempiono lo schermo.
A teatro, l’attrice racconta di vestali, sacerdotesse, maghe, regine, figlie del sole stregate dalla luna.
Per me, che sono attrice, Medea ha il volto di Callas.
Euripide, il cantore tragico della fine del mondo ellenico, fa di Medea una donna che uccide i suoi figli. Pasolini, il cantore della fine del mondo rurale e del sacro, fa di Maria Callas una Medea che non canta mai: fa di lei un’attrice.
Medea, della stirpe del sole, porta nel sangue il canto e il sapere di ciò che cura e che uccide. Maga e regina dei pharmaka, è capace di dare la vita e la morte. È Medea l’immortale.
Maria Callas è mortale, ma il sole le ha dato un dono e il canto fa di lei ‘La Callas’, l’immortale.
Medea e Callas amano selvaggiamente e intensamente rovinano, senza risparmio di sé. Nessun narratore le potrà mai oscurare, contenere o limitare.»
Lucilla Giagnoni